Con il docente Corrado Ficuciello scopriamo tutti i dettagli sulla sfida di progettazione che vede impegnati gli Ingegneri della Moto da Corsa in questo sprint finale di Master.
Nelle corse le sfide sono all’ordine del giorno. La sfida di progettazione, che caratterizza la parte finale del Master in Ingegneria della Moto da Corsa, dà agli Allievi l’opportunità di dare un risvolto pratico alle competenze acquisite, e di sperimentare i principi e le dinamiche lavorative proprie di un racing team.
Abbiamo avuto il privilegio di farci raccontare da Corrado Ficuciello, docente del Master e coordinatore della sfida, nonché uomo di corse e massimo esperto di aerodinamica e materiali, i dettagli e le implicazioni di questo momento fondamentale del percorso formativo.
In cosa consiste la sfida di progettazione?
Consiste nel disegnare il parafango anteriore di una moto da corsa. Un compito che a prima vista potrebbe sembrare semplice, trattandosi di una progettazione specifica di un componente della moto. Ma che in realtà racchiude in sé una serie di problematiche complesse, che portano a mettere in pratica buona parte delle nozioni e delle competenze apprese durante il Master.
Qual è il punto di partenza di questa sfida?
I gruppi devono rispettare il regolamento della classe Moto2 della MotoGP. Esattamente come capita ai racing team, devono individuare nel regolamento i parametri entro cui applicare il loro ingegno e la loro creatività progettuale.
Quali strumenti possono usare? Quali invece sono vietati?
Possono utilizzare strumenti come il CAD per la progettazione e Ansys per la simulazione fluidodinamica computazionale (CFD), con limitazioni sul numero di elementi mesh. Possono anche creare un prototipo, c’è chi in questi anni ha fatto delle stampe 3D. Non ci sono restrizioni rigide sull'uso dei software, ma sono vietati quelli che superano il limite di elementi mesh consentiti.
Quali sono le difficoltà principali in un progetto di questo tipo?
Le principali difficoltà includono il rispetto del regolamento, la progettazione di soluzioni innovative ma realizzabili, la gestione delle risorse disponibili e il coordinamento efficace dei compiti all'interno del gruppo di lavoro. Ma sono proprio questi gli step necessari alla costruzione di una mentalità da progettisti e da team player.
Che è l’obiettivo ultimo della sfida di progettazione.
Esattamente. Questo è proprio ciò che rende la sfida di progettazione un momento fondamentale del Master, e il motivo per cui insieme al Coordinatore Scientifico Riccardo Savin e agli altri docenti la facciamo evolvere ad ogni edizione. Non si tratta soltanto di imparare a leggere e interpretare un regolamento sportivo o delle conoscenze tecniche. O di mettere a sistema nozioni e competenze provenienti da diversi ambiti. Ma anche di sviluppare un’attitudine alla performance unita alla capacità di lavorare in gruppo. Le corse sono uno sport di squadra. Prima i ragazzi lo capiscono, meglio è per il loro futuro.
Ci sono altri suggerimenti che hai voluto fornire loro?
Nessuno in particolare, se non quelli di rispettare i tempi, contribuire tutti al lavoro di gruppo e prestare attenzione alla sintesi e all'estetica dei progetti, che i gruppi presenteranno nella giornata finale del Master. È importante saper motivare le scelte progettuali e illustrare il percorso seguito per arrivare alle soluzioni proposte.
A proposito di soluzioni: solitamente quanto si differenziano tra di loro le proposte progettuali dei vari gruppi?
Moltissimo, perché ogni gruppo si pone obiettivi specifici e sviluppa un proprio approccio alla progettazione. Magari un gruppo si dà l’obiettivo di accorciare il tempo sul giro. Un altro di migliorare il raffreddamento. Anche se tutti, a inizio lavoro, ricevono una geometria standard come benchmark, le loro soluzioni finali differiscono notevolmente. È esattamente come in MotoGP: l’aspetto generale di una moto è quello, non è che possa variare più di tanto. Ma sulle singole componenti, che siano il parafango, il codino, le ali o parti della carenatura, ogni team arriva a concepire forme completamente diverse tra loro. E questo sta a significare una cosa: nelle corse non solo i piloti, ma anche gli ingegneri fanno la differenza.